1968Testi Critici e Saggi

1968 dott. R. Fini – Saletta Olivetti

Le “figure “ di Beppe Domenici ( e si veda la mostra personale dell’artista allestita, in questi giorni, alla “Saletta Olivetti”, a Viareggio) vengono da molto lontano: sembrano risalire, lentamente, dal fondo di un paesaggio familiare e allucinante, riscoperto oltre i vetri chiusi di una finestra: e, proprio in un susseguirsi di visioni e di mutevoli stati d’animo, i “personaggi” di Domenici acquistano, gradatamente, una vitalità sorprendente, rendendo così percettibile la sollecitazione di un’autentica presenza umana in quel paesaggio. Ed è evidente, inoltre, come la ricerca espressiva di Domenici vada articolandosi lungo un itinerario conseguenziale, dal paesaggio alla figura:cioè al protagonista vero e proprio che agisce all’interno dei luoghi  (imprescindibili e insopprimibili) tratteggiati dall’artista, e che cerca di realizzarsi in una significativa immagine fisica, prendendo coscienza di sé in un clima di allarmi e di paura, di violenza e di pudore. Una narrazione di ambienti e di persone, in altre parole, sorretti da una felice sintesi dei mezzi espressivi e dalla continuità di un segno ( talvolta fin troppo raffinato, altre volte non sufficientemente “scavato”) che sembra considerare ,volta volta, gli stessi procedimenti del suo farsi. E così, in una gamma di colori densi e incisivi, le figure di Domenici vengono puntualizzando, con dibattute prove risolutive, la dimensione degli interessi dell’artista: non solo dramma, l’angoscia, il dolore e lo stupore ( che è possibile riscontrare nei volti tesi dei suoi personaggi), ma anche l’attimo di dolcezza e di tenerezza che è l’identità tra una cosa e il suo significato, quindi tra l’uomo e la sua immagine.

Dott. Fini, settembre 1968   La Nazione  – le mostre in Versilia –