1970Testi Critici e Saggi

1970 prof. Giuseppe Del Freo

Quanto più versatile è l’ingegno di un artista tanto più difficile può riuscire la presentazione pur succinta che s’intende farne ai visitatori in una mostra di esposizione. Peraltro bisogna dirlo subito, vi è comunemente in ogni artista un centro di gravità sul quale s’impernia pur sempre anche ogni allontanamento, se non raggiunge l’apice di un deciso rovesciamento o ricominciamento. Diremo subito che in  Beppe Domenici c’è indubbiamente un vivo, amoroso sentimento verso la natura, nella quale scopre un linguaggio lirico segreto, intimo, inteso, percepito più  dall’anima che dell’intelletto – concedendo credito a una tale distinzione formale, utile nella sua efficacia e nel suo vasto comune d’uso -. E quando entra artisticamente in contatto con la natura, come avviene al Nostro con la Versilia, dal mare alle Apuane egli raggiunge un segno notevole del proprio estro e della propria creazione poetica. Per noi lì è il migliore Beppe Domenici.

Altre esperienze di uomini e cose si  ravvivano dello stesso sentimento e della stessa anima, pacatamente, serenamente come l’Artista fa nelle figure venezuelane, da Caracas alla Cordigliera, sotto le palme, nelle selve, così come nei pesaggi newyorchesi, cogliendo con colore denso, l’atmosfera e gli aspetti più realistici della City vecchia e nuova.

Siamo dinanzi ad una serietà artistica degna di rispetto e spesso di ammirazione.

 Prof. Giuseppe Del Freo 1970