Come il volo dei gabbiani
Arriva a Firenze, Beppe Domenici, pittore viareggino. Avrei dovuto dire, artista viareggino.
Pittore, scultore, ceramista, costruttore di carri di carnevale, mago vero della cartapesta, scenografo di circo, al di là delle belle cose che fa, ha sempre vissuto una vita d’arte. E’ un personaggio: lo sguardo lontano, ma forte, perso sempre a sintetizzare visioni, a raccogliere immagini. Si perde del tutto quando pensa ai marchingegni, alle leve, ai contrappesi, alle ruote che girano, alle soluzioni meccaniche che gli sembrano enormi giochi. L’uomo forte diventa poeta fanciullo. I fiorentini, i toscani, che amano la Viareggio invernale, le darsene, le Apuane nude coi riflessi bianchi di marmo e di neve, capiranno subito, amandola, la pittura di Domenici; in essa troveranno l’artista e la sua terra. Non c’è la Versilia dell’estate e della folla, nei suoi quadri. C’è invece, e prepotente, il clima dell’altra Viareggio, quella che Tobino ama, che Viani amava, che è un lento diluirsi nel tempo delle cose e delle azioni. Sono cose da capire, come il volo dei gabbiani che volano ad ogni ora sulla casa di Domenici, nella darsena dei cantieri e dei pescatori, dove anche il lavoro, pur duro, è diverso.
Giovanni Angelici, Giornalista Critico d’Arte del Il Tirreno1974